La sera del 28 Febbraio 2018, proprio quando un soffio di freddo mandava in tilt la rete ferroviaria italiana e la quasi totalità dei treni registrava ritardi dai 90 agli oltre 400 minuti, l’autore di questo oramai defunto blog, reduce da un aperitivo di addio con i suoi ormai ex-colleghi milanesi, sedeva per sua fortuna sull’ultimo di una lunga serie di treni frecciarotta presi sulla direttrice Torino-Milano ininterrottamente nel corso di oltre dodici anni di viaggi a cosìddetta Alta Velocità.
Restare lontano dai treni per più di 25 giorni consecutivi è un’esperienza insolita, al limite dello psichedelico, per un pendolare di lungo corso quale sono stato. L’impatto sui livelli di energia, sull’umore e sullo stato mentale sono notevoli e sicuramente degni di un qualche studio psicologico degno di interesse. Volendo rappresentare il cambiamento con una foto, questo è l’impatto rilevabile sul mio aspetto fisico dopo i primi 23 gg senza treni:
ma non è di questo che voglio parlare…
Vorrei chiudere questo blog con un bilancio di questa dozzina di anni di pendolariato, per fare un pò il punto su quello che ho perduto e quello che ho ottenuto da questa prolungata liason con Trenitalia e condividerlo con chi magari ha appena iniziato a viaggiare, come fu per me parecchi anni fa, e si pone giustamente delle domande sul proprio futuro.
Che cosa ho perso/lasciato
43.200€ – Quarantatremiladuecentoeuro!
E’ la quantità di euro consegnata complessivamente alle casse di Trenitalia in cambio di abbonamenti mensili acquistati 12 mesi all’anno, per 12 anni, per il servizio dell’alta velocità.
Se invece di spenderli in trasporti, li avessi messi da parte in qualche conto deposito, senza alcun tasso d’interesse, oggi avrei potuto permettermi serenamente di acquistare una Tesla model 3 non accessoriata. o altro bene equivalente (non so se la vettura elettrica di Elon sia effettivamente disponibile, perchè non amo in genere le auto ma cito questa solo perchè mi piace l’idea che sia stata spedita verso Marte dal suo inventore)
768.800 km – Viaggio A/R sulla Luna
Percorrere 150km x 2 volte al giorno, per 4 giorni settimana (in media), per 12 mesi, per 12 anni, equivale a coprire ben due volte la distanza che separa la Terra dal nostro unico satellite naturale. Mettendo insieme tutti i viaggi effettuati avrei potuto quindi disinvoltamente recarmi sulla Luna, lasciarci un castello di carta fatto con 147 abbonamenti mensili, e tornare indietro sull Terra. Sarebbe stato un viaggio probabilmente più memorabile e degno di attenzione, ma la portata è la medesima.
8.640 ore – Ottomilaseicentoquarantaore!
1080 giornate di lavoro da 8 ore l’una. E’ il tempo trascorso negli spostamenti tra casa e ufficio, andata e ritorno, in dodici anni di viaggi tra Torino e Milano. Corrisponde a tre anni di lavoro o esperienza di qualsivoglia altro tipo, fatta per 8 “solide” ore al giorno per 365 giorni all’anno. Se in quelle ore mi fossi allenato in un’arte marziale, tipo l’hapkido, ora sarei diventato cintura nera di 5° grado, praticamente imbattibile in qualsiasi scontro fisico contro avversari non armati. Ad oggi riesco a malapena a difendermi da mia moglie o dai bambini quando mi fanno degli agguati uscendo dal bagno o dal tinello.
Che cosa ho guadagnato/trovato
A parte le perdite, ci sono stati anche dei vantaggi nel fare questa vita, ovviamente; nessuno fa nulla per caso, sopratutto quando costa tanto tempo, denaro e fatica. In modo insospettabile ho anche acquisito qualche “super potere” nel percorso, vediamo di che si tratta:
- Esperienza lavorativa qualificante
Un’esperienza di lavoro a Milano in tre diverse aziende di primo piano nel settore professionale di mio interesse ( ad elevata innovazione e specializzazione), senza dovermi trasferire e senza dover “divorziare” dalla famiglia che sarebbe rimasta a Torino per varie ragioni. E’ la ragione dominante di un sacrificio di questo tipo. Parlando con un taxista il mio primo giorno di colloquio a Milano, mi disse profeticamente che avrei potuto fare una dozzina di anni e poi tornare a Torino. Alla fine è andata esattamente così, e mi chiedo quanto sia stato casuale o meno quell’incontro. - Contatti personali e professionali di valore
A Milano, inutile girarci intorno, si respira un’aria diversa rispetto a Torino, non solo dal punto di vista dell’inquinamento ambientale. Ho conosciuto decine di persone sul lavoro, specialisti, manager, imprenditori e consulenti di altissimo profilo, che hanno avuto un impatto notevole nel plasmare il mio profilo professionale e che difficilmente avrei potuto conoscere restando a Torino o in altra città più “periferica”. Proprio da questi contatti, peraltro, e dalla costruzione di una buona reputazione nel settore in cui opero, è arrivata l’opportunità che mi ha permesso, dopo una dozzina di anni, di tornare a lavorare a Torino con un bagaglio di competenze ed esperienza che altrimenti mi sognavo.
- Sveglia da NavySeal
L’abitudine di svegliarmi presto al mattino ( 5:30 in media, mai più tardi delle 6.00 ) e di ottimizzare la mia routine di preparazione e uscita in modo fantozziano per evitare di perdere il treno è qualcosa che, col senno di poi, credo costituisca un vantaggio competitivo. Ad oggi, lavorando a Torino a soli 20 mins di mezzi (anzichè 2h ) posso uscire di casa ben mezz’ora dopo la mia solita ora, e arrivare comunque in ufficio 1h prima del solito (8.30 invece che 9.30). Idem la sera, dove posso uscire 1h dopo del solito dall’ufficio (19 invece che 18) e tornare comunque a casa 30minuti prima. Alla persona non pendolare, questo può sembrare un ritmo pesante o innaturale, ma per me si tratta di una passeggiata in discesa rispetto a prima, e anzi sono galvanizzato all’idea di poter usare finalmente il mio tempo in modo produttivo e utile anzichè bruciarlo in spostamenti – vero che sul treno teoricamente puoi lavorare, ma vogliamo parlare della qualità del wifi Frecciarossa o del vicino che fissa il tuo schermo o parla al telefono come se fosse da solo in mezzo al Sahara? - Resilienza
La capacità di sopportare lo stress fisico e psicologico, gestire e dosare fino all’ultima goccia le energie fisiche e mentali, così da arrivare al Venerdi in uno stato psicofisico accettabile per un essere umano che, oltre alla fatica di un viaggio di 2h, debba anche sostenere un’attività lavorativa impegnativa dal punto di vista mentale e psicologico, è qualcosa che sicuramente ho sviluppato negli anni in misura maggiore di quanto avrei potuto fare vivendo “comodamente” a pochi minuti di distanza dalla sede di lavoro. - Telelavoro.
Dopo un tot di anni di pendolarismo, per non soccombere ho dovuto giocoforza trovare il modo di negoziare, con le aziende per cui lavoravo, dei giorni di lavoro da remoto ( due a settimana) nei quali recuperare in parte le forze e in parte il lavoro perduto negli altri giorni di pendolarismo. Lavorare da casa ha avuto anche i suoi risvolti negativi (discontinuità nei ritmi, chaos familiare per tenere i bambini-demoni lontano da casa/papà , complicazioni nella comunicazione con ufficio etc..), ma conoscerli mi ha reso comunque più consapevole di questo strumento e delle trappole in cui non cadere, nel caso dovessi tornare a farne uso in futuro.
Ovviamente a questi benefici si aggiunge una certa disinvoltura nell’acquisto ( online ) di biglietti e nel monitoraggio degli orari/ritardi di qualsivoglia viaggio in treno sul territorio italiano, ma non è fortunatamente qualcosa di cui credo che sentirò particolare necessità in futuro, se non per viaggi di piacere.
Ringraziamenti e pippone filosofico finale
Chiudo ringraziando i quasi 300.000 lettori che sono passati per le pagine di pendolando.it in questi anni (2009-2012 sopratutto quando ancora lo aggiornavo)
in particolare un grazie a quanti, se ancora ce n’è qualcuno in ascolto, hanno contribuito a rendere vivo il blog negli anni “caldi” della gestione “Moretti”, quando nei commenti a questo blog, molto più che nei miei sporadici post, si scriveva la storia della lotta pendolare contro l’idiozia e l’abuso di potere Trenitalico e ci si salvava letteralmente il deretano l’un l’altro scambiando informazioni preziose per la quotidiana sopravvivenza. Bei tempi…
Ora per me è tempo di cambiare pagina, di spingermi oltre alla dimensione della sopravvivenza. Non so quanti anni ancora mi restano da vivere, ma so per certo una cosa: non lascerò altre Tesla inacquistate, altri viaggi terra-Luna non goduti e altri anni di attività inutilizzati. Meritiamo tutti di meglio.
Sono convinto che meritiamo tutti di poter lavorare a non meno di 30 minuti di viaggio da casa, trascorrere del tempo ogni giorno con i nostri figli (per chi ne ha) e i nostri compagni/e e amici, poter andare in palestra la sera o a mangiare cena fuori senza far dipendere la propria vita dai capricci di un treno che potrebbe essere puntuale ma anche no, che potrebbe offrire un abbonamento oppure anche no, un posto a sedere oppure no.
Meritiamo di più come esseri umani e sta però a noi trovare una strada alternativa, creare delle opportunità, coglierle e costruirci un futuro “più vicino a casa”.
Trenitalia e nessun’altra azienda lo farà mai al posto nostro.
Buon proseguimento di viaggio a tutti!
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