Per gentile concessione di Filippo Ghidelli pubblico un suo racconto che non poteva non comparire su un blog come questo.
Immagina un uomo condannato a stare in una stazione per sempre, aspettando un treno che non sa quando, se e ..per dove partira’.
Ogni tanto un caffe’ al bar o un panino, uno scambio di sguardi con una sconosciuta, un’informazione chiestagli con una frase senza senso, una risposta data a lui in una lingua che non capisce, una valigia con un lucchetto di cui ha perso le chiavi, un biglietto su cui le scritte sono illeggibili, treni su cui sale e da cui lo fanno scendere, dicendogli che c’e’ un guasto, che ne partira’ un altro, e di ascoltare gli annunci agli altoparlanti, di dare un occhio ai tabelloni elettronici: altoparlanti che continuano a emettere scariche e frasi a volume troppo basso per essere comprensibili, tabelloni elettronici pieni di serie di numeri e lettere senza senso.
Poi, passa un ferroviere a cui chiedere qualcosa, cercare di aprire le labbra e ritrovarsi la mente vuota da ogni domanda, atrocemente consapevole dell’inutilita’ di ogni risposta.
Allora, stanco, appoggiarsi su una panchina, chiudere gli occhi e risvegliarsi dopo un tempo indefinito e indefinibile: gli orologi ai binari non hanno lancette.
E’ ancora buio. tutto ricomincia senza un inizio, senza una fine.
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potrebbe essere il prologo di un talk……programmate programmate!!!!!
E’ la vita del pendolare cronico.
Non così distante dalla realtà.
In un’ anno di pendolo si fanno almeno 2h *200gg=400h di treno che diviso 24h fanno 17 gg l’anno di puro treno.
Di stazione si fanno almeno altri 4 gg (15 min il mattino e 15 min la sera) (e siamo a 21 gg) e di viaggio per stazione e da stazione almeno altri 8gg (30 min + 30 min al gionro).
In pratica fanno 30 gg l’anno tra treno, stazione, da e per stazione.
Come mi disse un giorno un pendolare di lunga storia: “I pendolari hanno certamente commesso qualche marachella che devono scontare in questa vita”.
Mi fa pensare a “Fuori orario” di Martin Scorsese.