Da domenica prossima dodici tratte ferroviarie piemontesi saranno chiuse. Lo ha deciso la Giunta Regionale per risparmiare sui contributi di esercizio. 450 chilometri di binari che non serviranno più!
Ecco uno stralcio dal comunicato stampa del Coordinamento dei comitati pendolari piemontesi pubblicato da Quotidiano Piemontese dove si affrontano alcuni temi importanti:
E’ infatti ovvio che se si riduce ulteriormente il servizio e se ne abbassa (se ancora possibile…) la già pessima qualità – in nome proprio dello scarso utilizzo – l’utilizzo stesso non può che diminuire ulteriormente!
Sicché alla scadenza dei sei mesi ‘sperimentali’ i tagli/”rimodulazioni” non potranno che diventare definitivi. Inoltre, è evidente che chiudere le tratte ferroviarie abbandonando le strutture a sé stesse, ne rende pressoché impossibile il loro eventuale ripristino: anche solo dopo 2/3 anni riattivare una tratta ferroviaria comporta dei costi ingenti, a volte quasi pari ad una nuova costruzione, per cui – date le scarse risorse economiche disponibili – ciò significa l’impossibilità anche futura di un ritorno alle ferrovie “secondarie” al contrario di quanto avviene in tutta Europa, dove vengono valorizzate, generando ritorni economici e lo sviluppo dei rispettivi bacini, ma anche in Italia con gli esempi positivi della Merano/Malles in Alto Adige e la Foggia/Lucera in Puglia.Da sempre i vari Comitati Pendolari nei rispettivi momenti d’incontro, sia a livello locale/provinciale e sia a livello regionale, hanno sostenuto due punti fondamentali:1) l’eliminazione dei “doppioni” bus/treno e, anzi, l’integrazione tra questi servizi;2) organizzare gli orari e la composizione dei convogli in base alle reali necessità dell’utenza: la struttura (cadenza/frequenza) attuale degli orari è quella di 50 anni fa (un’era geologica…).Così come, da sempre, i Comitati hanno sottolineato l’inutilità delle varie statistiche e verifiche sull’utilizzo dei treni e sui “costi” del servizio. Se il servizio è di difficile fruibilità (regalare un’ora o più al giorno per il viaggio con il mezzo pubblico è piuttosto pesante per chi utilizzerebbe quotidianamente il treno o il bus) è ovvio che si privilegi la macchina; quindi la valutazione realmente utile sarebbe quella sulla percentuale (molto, molto bassa) di effettivi fruitori/pendolari rispetto ai potenziali fruitori. E capire perché si utilizza in prevalenza il mezzo privato, nonostante il non indifferente divario di costi. Un discorso a parte merita quello delle corrispondenze (le vecchie coincidenze) che secondo noi sono la linfa vitale di queste linee che devono essere di supporto a quelle principali che portano ai capoluoghi. Se da Acqui Terme o Nizza Monferrato non ho una reale garanzia di proseguimento su Torino da Asti (ma lo stesso vale ad Alessandria per altre direttrici) ecco che l’utente raggiunge le città di interscambio in auto, con maggiori rischi personali, inquinamento e congestione della destinazione raggiunta con il mezzo privato.